Breve compendio per Sinofobi e Suprematisti Occidentali vari

Condividi

Questo post “sostituisce” il classico articolo del weekend visto che ci troviamo nella settimana pasquale e quindi salterà. Ne approfitto per farvi gli auguri di Buona Pasqua!

Il post che segue è un po’ diverso dal solito e prendo spunto da un commento di un lettore (che ringrazio) riguardo il mio ultimo articolo che, seppur di sfuggita, accennava a quale dovesse essere, a mio avviso, la postura internazionale dell’Italia e quindi nei confronti della Cina.

Ci tengo a precisare che non c’è nessun intento polemico contro il commento stesso, così come la mia visione può tranquillamente non essere condivisa da alcuni: io lascerò i commenti aperti facendo affidamento sulla vostra educazione. Anticipo già che personalmente non risponderò ai commenti.

Visto che gli argomenti addotti vanno molto di moda (e lo andranno sempre di più) in maniera trasversale dagli ambienti ZTL ai suprematisti occidentali vale la pena dedicargli un post a sé.

Il commento recita testualmente:

Si,cadiamo in mano a un regime autoritario,che sta rapinando Paesi emergenti,terreni e terre rare,rubare tecnologie,colpevole del COVID, sovvenzioni statali alle sue imprese,vendendo in dumping,ecc.,… può bastare?
Il puzzone si può convincere,e poi passerà,i comunisti nn cambiano mai,Sic et sempre.
E poi nn ha proprio tutti i torti:usa ci pagano sicurezza,e noi investiamo in welfare che loro nn hanno…mi fermo qui

Prima di entrare nel merito, faccio un po’ di premesse:

  1. Non sono un sinologo
  2. Lungi da me difendere un paese o regime piuttosto che un altro
  3. Stringere accordi o alleanze in qualche campo non significa “cadere in mano a qualcuno”. Questo approccio è tipico di che dà per scontato che si debba inevitabilmente sottostare a qualche egemone.

Premesso ciò, iniziamo. L’articolo sarà un po’ lungo, perciò mettetevi comodi, ma soprattutto non conterrà nessuna strategia operativa.

Depredare i paesi emergenti

Continua a leggere…

Guadagnare fino al 22% annualizzato grazie alle follie altrui

Condividi

Ne avrei fatto volentieri a meno ma questa settimana non posso esimermi dal commentare anche io cosa stia succedendo sul fronte di dazi e della alta volatilità provocata da Trump. Sapete che di solito sono molto moderato nei toni, ma questa volta permettetemi di cambiare registro perché certe cose non si possono più né ascoltare né vedere.

Facciamo un po’ di riassunto sulle idee che sono passate per questo blog. Inizio ad esempio con il riportare un articolo dove si parlava della de-dollarizzazione e di quali effetti questo fenomeno avrebbe avuto sui prezzi dell’oro. La cronaca delle ultime settimane penso che sia stata la più palese conferma di questa visione.

Molti si chiedono come mai i tassi dei T-bond americani salgano (il trentennale è arrivato a sfiorare il 5%) ed il dollaro si deprezzi. Esattamente perché molti stanno entrando nell’ottica che il dollaro non sarà più moneta di riserva privilegiata come lo è stata dopo la fine degli accordi di Bretton Woods.

Questo era cominciato ad essere intuibile quando le sanzioni contro la Russia avevano bloccato i conti in dollari, ma lo sta diventando evidente nel tentativo, disperato e fallimentare, di riequilibrare La bilancia commerciale degli Stati Uniti da parte di Trump.

Un impero che rinuncia ad avere un surplus monetario, a fronte quindi di un deficit commerciale, smetterebbe di essere tale. Ora potrebbe anche darsi che Trump si riveli storicamente come un Gorbacëv in salsa

yankee ma sarebbe troppo bello per essere vero.

La retromarcia fatta nel giro di qualche giorno sui dazi al resto del mondo ne è una conferma.

È notizia di ieri sera che addirittura sono stati tolti i dazi anche per la Cina per quanto riguarda i prodotti tecnologici. Domani quindi in apertura ad esempio aspettatevi che un titolo come STM venga sospeso in asta di apertura per eccesso di rialzo.

Faccio notare inoltre che mantenere i dazi sulla sola Cina è sostanzialmente inutile vista la sua integrazione nella catena della produzione globale.

E qui adesso veniamo a quello che succederà: vedrete che nei prossimi giorni passeremo dal nemico russo a quello che cinese in men che non si dica. Della serie ” come stare sempre dalla parte sbagliata della storia”.

Infatti una classe dirigente degna di questo nome, sfrutterebbe immediatamente questa occasione per emanciparsi dal dominio di un impero in decadenza per trovare nuovi sbocchi economici, industriali e geopolitici per il proprio paese.

La prima iniziativa che si dovrebbe prendere sarebbe quella di ripristinare la via della seta, annullata da questo governo, per aggraziarsi non solo al sistema produttivo cinese (di gran lunga il primo al mondo), ma a tutto il blocco euro-asiatico che sarà il futuro dei decenni a venire.

Ricordo anche che la Cina attuale dipende molto meno dalle sue esportazioni di quanto non lo facesse 20 anni fa ma anche rispetto a paesi come l’Italia o la Germania.

Italia: 33,73% (sul PIL)

Germania: 42,1% (sul PIL)

Cina: 19.72% (sul PIL)

Quindi, quando sentirete castronerie sulla sovra-produzione cinese, ricordatevi questi dati.

Continua a leggere…

Con il terremoto Trump iniziare un buy the dip?

Condividi

Negli ultimi giorni, i mercati finanziari hanno vissuto un vero e proprio terremoto, scatenato dall’annuncio dei nuovi dazi imposti da Donald Trump. Questa decisione ha avuto un impatto immediato su diverse asset class, generando volatilità e incertezza tra gli investitori. Le conseguenze economiche e finanziarie di questa mossa si stanno ancora delineando, ma le prime reazioni indicano un cambiamento significativo nello scenario globale.

Le politiche protezionistiche adottate da Trump hanno colpito duramente il commercio internazionale, penalizzando in particolare i settori manifatturiero e tecnologico. Le aziende statunitensi e internazionali, che dipendono da catene di approvvigionamento globali, si trovano ora a dover rivedere le proprie strategie operative. Il mercato azionario ha reagito con forti ribassi, con i principali indici che hanno registrato perdite consistenti a causa delle preoccupazioni per una possibile guerra commerciale su larga scala.

Anche il mercato obbligazionario ha subito scosse significative. I rendimenti sui titoli di Stato sono aumentati, riflettendo le aspettative di un possibile rialzo dell’inflazione dovuto ai costi aggiuntivi imposti dai dazi. Gli investitori si trovano ora a dover riequilibrare i propri portafogli, cercando rifugi sicuri per mitigare l’impatto dell’incertezza economica. I corporate bond, soprattutto quelli di aziende esposte al commercio internazionale, hanno subito un ampliamento degli spread, segnalando un aumento del rischio percepito.

Il mercato valutario ha mostrato forti oscillazioni, con il dollaro che ha inizialmente guadagnato terreno grazie alla politica protezionistica, per poi subire correzioni man mano che i timori di un rallentamento economico si sono diffusi. L’euro e le valute emergenti hanno subito pressioni, mentre lo yen giapponese e il franco svizzero sono stati visti come rifugi sicuri dagli investitori.

Il concetto di “terremoto finanziario” descritto in questo contesto non è solo una metafora, ma una rappresentazione accurata della situazione attuale. Il mercato sta attraversando una fase di profonda incertezza, dove ogni nuova decisione politica può innescare reazioni a catena difficili da prevedere. Le economie globali si trovano di fronte a un bivio: da un lato, la possibilità di un rallentamento dovuto alle barriere commerciali, dall’altro, la necessità di adattarsi a un nuovo scenario competitivo.

Per gli investitori, la sfida principale sarà gestire questa volatilità con un approccio prudente e diversificato. La ricerca di asset resilienti e strategie di copertura diventerà fondamentale per navigare in questo clima di instabilità. Le prossime settimane saranno cruciali per capire l’effettivo impatto dei dazi e delle contromisure adottate dagli altri paesi.

In sintesi, l’annuncio dei dazi di Trump ha scatenato un terremoto sui mercati finanziari, mettendo in discussione equilibri consolidati e aprendo scenari inediti per l’economia globale. La capacità di adattamento e una visione strategica di lungo periodo saranno essenziali per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità che emergeranno da questo contesto in trasformazione.

Di seguito riporto qual è la mia strategia di lungo termine in questo contesto. Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Continua a leggere…

Guadagno oltre il 17% e protezione fino al 50% dei ribassi: oggi è possibile

Condividi

Vista la poca personale disponibilità di tempo questa settimana, a cui si somma l’entra in vigore dell’ora legale, eviterò il solito riassunto della settimana ed andrò direttamente alla presentazione del certificato.

Vi dico solo, al volo, che ora, dopo aver accumulato molta liquidità come ho scritto in praticamente tutti i post degli ultimi mesi, sto entrando con un tasso constante settimanale su prodotti che ritengo interessante. Quello che segue è uno di questi in cui sono entrato proprio alla chiusura di venerdì.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Partiamo dai dettagli principali:

Continua a leggere…

Volare a più del 12% all’anno

Condividi

Sembra che, mentre i mercati finanziari attendono con ansia l’annuncio del 2 aprile da parte dell’amministrazione Trump, il dibattito su dove convenga investire si fa sempre più acceso. La dichiarazione di Trump, che prevede nuove tariffe per riportare “soldi e rispetto” agli Stati Uniti, ha generato un clima di sospensione, con Wall Street che fatica a trovare una direzione chiara. Dopo settimane di ribassi, il mercato azionario ha segnato un lieve recupero, ma senza slanci significativi.

A pesare su questa incertezza è anche il rallentamento degli utili aziendali. Colossi come FedEx e Nike hanno presentato prospettive inferiori alle attese, attribuibili in parte al clima di instabilità politica ed economica. La Federal Reserve ha risposto a questo scenario lasciando invariati i tassi di interesse, ma ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL per il 2025, alzando al contempo le previsioni di inflazione.

Diciamo inoltre che, a livello di stagionalità, dovremmo essere verso la fine del ciclo ribassista e, per chi come me ha in questi ultimi mesi accumulato liquidità, è arrivato il momento di iniziare a rientrare con gradualità, con gli strumenti giusti e soprattutto attendendo i segnali d’inversione di tendenza.

Di fronte a questa situazione, l’Europa ha preso una strada diversa, con la Germania che ha varato un massiccio piano di stimoli fiscali. L’approvazione di un pacchetto da 500 miliardi di euro per le infrastrutture e un aumento delle spese per la difesa fino al 3% del PIL testimoniano un cambio di rotta significativo. Si stima che il totale degli stimoli fiscali possa raggiungere i 1000 miliardi di euro nei prossimi anni, segnando una svolta per un Paese storicamente vincolato a politiche fiscali restrittive.

Queste misure stanno già influenzando i mercati finanziari, con gli investitori che si riversano sui titoli del settore della difesa. Tuttavia, l’entusiasmo rischia di alimentare una bolla speculativa, con alcune azioni che hanno già moltiplicato il loro valore fino a dieci volte dall’inizio del conflitto in Ucraina. Sapete che, in tempi non sospetti, in questo blog sono state suggerite diverse strategie su questo settore, ma ora sto riducendo l’esposizione o vendendo metà delle esposizioni dirette come azioni o tracker, o portando in autocall i certificati e non rinnovandoli.

Sempre in Europa, la BCE si trova ad affrontare nuove pressioni, che potrebbero limitare ulteriori tagli ai tassi d’interesse.

Se da un lato l’America continua a essere una destinazione privilegiata per gli investitori globali, dall’altro emergono rischi significativi. Secondo alcuni analisti, le politiche economiche di Trump potrebbero accelerare un processo di trasformazione radicale, simile a quello avviato da Krushchev e Gorbaciov nell’URSS. La riforma dei rapporti economici e il protezionismo potrebbero avere effetti imprevedibili, con il rischio di un’erosione del ruolo dominante del dollaro e una maggiore volatilità dei mercati.

La sovrapposizione tra un mercato azionario sopravvalutato e un dollaro artificialmente forte potrebbe generare un’ulteriore instabilità. Un’eventuale perdita di fiducia nel debito statunitense, combinata con tensioni geopolitiche, potrebbe tradursi in un’accelerazione della fuga di capitali.

La strategia di questa settimana investe proprio sul settore che per definizione unisce i vari continenti: quello del trasporto aereo.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

L’incidente verificatosi all’aeroporto di Heathrow ha portato volatilità sul settore che merita di essere sfruttata, ma sempre con molta prudenza come il prodotto riportato ci permette:

Continua a leggere…

Il momento giusto per salire sulla Ferrari?

Condividi

Mercati in bilico tra incertezze politiche ed economiche

La settimana finanziaria si è chiusa con una nuova ondata di incertezze per i mercati, dominata dalle politiche dell’amministrazione Trump e dalle ripercussioni sulle principali variabili economiche globali. Da un lato, le tensioni sui dazi e le strategie monetarie statunitensi hanno condizionato Wall Street; dall’altro, il rallentamento della crescita e il timore di una possibile stagflazione pongono interrogativi sul futuro dell’economia.

Il peso dell’incertezza tariffaria

Secondo le analisi sui mercati, Wall Street ha registrato la quarta settimana consecutiva di ribassi, con il Nasdaq 100 che ha subito un drawdown del 15% prima di recuperare parzialmente. L’incertezza legata alle politiche tariffarie di Trump, caratterizzate da continui annunci e rettifiche, sta penalizzando gli investitori. L’amministrazione, piuttosto che concentrarsi sui mercati azionari, sembra dare priorità all’andamento dei rendimenti obbligazionari, del dollaro e del petrolio.

Nonostante i dati sull’inflazione negli Stati Uniti siano risultati inferiori alle attese, i mercati non hanno reagito positivamente. Il motivo è che, mentre i numeri attuali sono contenuti, le tariffe imposte potrebbero portare a un aumento generalizzato dei prezzi nei prossimi mesi. Questo effetto potrebbe essere amplificato dal deprezzamento del dollaro, che renderebbe le importazioni più costose e aumenterebbe l’inflazione interna.

Parallelamente, l’amministrazione sta valutando l’introduzione di “military bonds”, obbligazioni a lungo termine o perpetue da vendere agli alleati per finanziare la difesa statunitense. Questo strumento potrebbe avere implicazioni rilevanti sui mercati obbligazionari e sulla strategia fiscale del governo.

Inizialmente, le aspettative sui mercati erano ottimistiche, con la prospettiva di una crescita sostenuta grazie a tagli fiscali e politiche di deregolamentazione. Tuttavia, negli ultimi mesi, l’attenzione si è spostata sugli aspetti negativi, come le restrizioni all’immigrazione e l’imposizione di dazi su larga scala.

Di seguito riporto un simpatico grafico che mi ha inviato un consulente finanziario che ci fa riprendere contatto con la realtà, con buona pace dei turbo-trampiani che non capivano la differenza tra i tweet di personaggi eccentrici e le dinamiche geopolitiche e geoeconomiche:

Uno degli effetti di queste politiche è il rallentamento della crescita, che avviene in un contesto in cui l’inflazione, pur non essendo elevata, sta diventando una preoccupazione persistente. Questo scenario ha alimentato timori di stagflazione, ovvero una combinazione di crescita lenta e inflazione elevata, che storicamente ha avuto un impatto negativo sui mercati finanziari.

Questo timore, secondo me, può e deve essere sfruttato per chi ha una visione di più lungo periodo acquistando obbligazioni su tutta la curva ed in particolare sulla parte lunga.

Un altro elemento di incertezza è il comportamento della Federal Reserve. A differenza di periodi passati in cui la banca centrale ha adottato misure di stimolo in risposta a politiche fiscali restrittive, l’attuale Fed si mantiene cauta, evitando di compensare le azioni del governo con tagli ai tassi di interesse. Questo potrebbe contribuire a un ulteriore rallentamento dell’economia nei prossimi mesi.

Nonostante la recente correzione dei mercati azionari, il quadro economico non è del tutto negativo. Alcuni fattori, come le misure di stimolo adottate da Europa e Cina, potrebbero fornire un supporto alla crescita globale. Tuttavia, l’introduzione di nuove tariffe, attese a partire dal 2 aprile, potrebbe portare a una nuova fase di turbolenza nei mercati.

In sintesi, i mercati restano sospesi tra il peso delle incertezze politiche e l’attesa di misure concrete che possano stabilizzare lo scenario economico. L’evoluzione delle politiche tariffarie e l’atteggiamento della Fed saranno determinanti per capire la direzione futura dell’economia globale.

Ora secondo me, per chi come me ha accumulato liquidità fino ad oggi (chi mi segue lo sa), può essere giunto il momento di iniziare a rientrare sul mercato gradatamente: scegliendo i titoli giusti e le strategie giuste.

Il titolo scelto questa settimana è Ferrari.

Continua a leggere…

Occasione storica sulle obbligazioni? Strategia sui bond francesi per un 12.67%

Condividi

Settimana estremamente interessante sui mercati sia azionari che obbligazionari. Partiamo dall’articolo della settimana scorsa dove avevo vivamente consigliato di attuare per lo meno una qualche strategia di copertura dei propri portafogli esposti all’azionario. Diciamo che la stagionalità della seconda metà di febbraio e che dovrebbe estendersi circa fino al 20 di marzo per adesso è rispettata. Questa probabilmente è l’unico trend che ha rispettato le aspettative, perché per il resto il mercato rimane veramente imprevedibile più del solito.

Malgrado la riduzione di un quarto di punto da parte della Banca Centrale Europea (taglio ampiamente previsto), il mercato dei bond europei ha visto un brusco ripasso dei pezzi, o se volete un netto di rialzo degli interessi come avevo spiegato in questo articolo: “Perché puntare oggi sui titoli di stato francesi” e tra poco ci torneremo con un’altra strategia.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog. Vi comunico infine che nei prossimi mesi valuterò se portare avanti o meno questo blog visto che ormai gli impegni sono tanti e che questa attività, anche se può non sembrare, richiede un considerevole sforzo ed ha senso solo se sarà auto-sostenibile.

Torniamo ora all’argomento della settimana.

Il trend del taglio dei tassi da parte della BCE è il seguente:

Continua a leggere…

Pronti ad un ribasso delle azioni? Dovreste…

Condividi

Fatemi iniziare con una piccola novità per questo sito: da oggi, per chi volesse contribuire all’indipendenza di questo blog ed al suo proseguimento, può farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s

In questo modo potete contribuire in forma del tutto anonima e soprattutto dell’importo che preferite senza una soglia minima.

Naturalmente rimangono validi tutti gli altri modi fin qui utilizzati: il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Veniamo ora a ciò che è successo nell’ultima settimana di febbraio, visto che è stata caratterizzata da eventi geopolitici ed economici di grande impatto. La clamorosa rottura tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha scatenato reazioni immediate nei mercati e nelle relazioni internazionali. Il presidente ucraino chiedeva garanzie di difesa dagli Stati Uniti in cambio dell’accordo sui minerali, ma la risposta americana è stata negativa, portando a un acceso confronto in mondovisione. La tensione si riflette anche nei rapporti tra Washington e Bruxelles, con un crescente distacco tra l’amministrazione Trump e la leadership europea, in particolare Ursula von der Leyen.

Parallelamente, l’economia statunitense sta affrontando un’inattesa revisione al ribasso delle stime di crescita. La Federal Reserve di Atlanta prevede un PIL negativo del -1,5% per il primo trimestre, in gran parte a causa di una corsa alle importazioni prima dell’entrata in vigore dei dazi. Il rallentamento è aggravato dall’incertezza sulle politiche tariffarie e dai tagli al settore pubblico, che stanno generando un clima di cautela nei consumi. Tuttavia, alcuni analisti invitano alla prudenza nell’interpretare questi dati, suggerendo che la frenata potrebbe essere temporanea.

Anche i mercati finanziari risentono di questo clima instabile. Nonostante Nvidia abbia riportato una trimestrale positiva, il titolo ha subito una flessione dell’8%, segnalando aspettative eccessivamente elevate nel settore tecnologico. Le cosiddette “Magnifiche 7” (le big tech americane) hanno avuto un inizio d’anno difficile, mentre gli investitori stanno guardando con crescente interesse ai mercati europei e cinesi. Inoltre, il sentiment degli investitori è estremamente negativo, con un pessimismo diffuso che, paradossalmente, potrebbe preludere a un rimbalzo dei mercati.

Secondo l’analista Alessandro Fugnoli, la nuova amministrazione americana sta adottando una strategia economica mirata a ridurre la spesa interna e spingere altri paesi, soprattutto Europa e Cina, a politiche fiscali più espansive. La minaccia di dazi, più che un fine, sembra essere uno strumento di pressione per ridisegnare gli equilibri commerciali globali. Se questa strategia si concretizzerà, potremmo assistere a una fase di rallentamento temporaneo negli Stati Uniti, compensata da un rilancio economico altrove.

Io, più modestamente, ritengo che alla fine del mandato di Trump, la bilancia commerciale USA continuerà ad essere ampiamente negativa se non addirittura peggiore di quella attuale. Se così non fosse significherebbe che gli USA si priverebbero della centralità del dollaro, grazie alla quale domina il sistema economico globale e che gli ha permesso di uscire dalle ultime crisi finanziari.

Insomma, comunque la si pensi, sembra che la “sbornia Trump” stia terminando sui mercati e, per chiunque abbia vissuto un po’, sappiamo come ci si sente nel dopo sbornia!

Ricordo inoltre che i gestori hanno il minimo di liquidità nei portafogli dal 2010, questo tradotto significa che tra un po’ non potranno più comprare e sostenere i prezzi.

Per questo motivo penso che sia il momento di aumentare la liquidità in portafoglio e/o coprirsi con posizioni ribassiste. Venerdì, ad esempio, ho aperto una posizione short sul FTSE-MIB.

Iniziamo dal grafico:

Continua a leggere…

La spesa del carrello americana per un 10% all’anno

Condividi

L’attuale scenario globale sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni geopolitiche ed economiche, con implicazioni che si estendono dai mercati finanziari alle relazioni tra le grandi potenze mondiali. Gli Stati Uniti, sotto la nuova amministrazione, stanno ridefinendo la propria strategia internazionale con un approccio che distingue chiaramente tra alleati e avversari, ma con una logica più complessa rispetto al passato. Da un lato, emergono sempre più forti le tensioni con la Cina, considerata il vero concorrente strategico, mentre dall’altro si delinea un nuovo rapporto con la Russia, che potrebbe rientrare in una prospettiva di distensione condizionata.

La politica estera americana sembra essere guidata da una visione che contrappone il mondo globalista, incarnato da Europa e Canada, a quello sovranista e nazionalista che l’amministrazione attuale intende promuovere. In questo contesto, il conflitto in Ucraina diventa un nodo centrale: mentre Washington esplora la possibilità di un accordo con Mosca, allontanandosi progressivamente dal sostegno incondizionato a Kiev, l’Europa si trova sempre più isolata nella sua posizione di supporto al governo Zelensky. Questa distanza si riflette nelle difficoltà dei negoziati, che si stanno svolgendo senza il coinvolgimento diretto delle autorità europee, alimentando tensioni e incertezze nel Vecchio Continente.

Parallelamente, il panorama economico statunitense mostra segni di rallentamento. L’ottimismo che aveva caratterizzato l’inizio dell’anno sta lasciando spazio a crescenti timori legati alle politiche fiscali e commerciali. La possibilità di un grande accordo monetario, simile al Plaza Accord degli anni Ottanta, è tra le ipotesi che circolano nei circoli economici, suggerendo una possibile ristrutturazione del sistema finanziario globale. L’idea di condividere l’onere della valuta di riserva con altre economie avanzate potrebbe ridisegnare gli equilibri monetari internazionali e cambiare il peso specifico del dollaro sui mercati globali.

In Europa, la situazione appare complessa e caratterizzata da una crescente necessità di autonomia strategica. Con un legame sempre più fragile con gli Stati Uniti, il continente si trova davanti a scelte difficili: aumentare la spesa per la difesa, cercare nuovi partner commerciali o rafforzare la propria competitività tecnologica. In quest’ottica, la Cina diventa un attore sempre più rilevante. Il gigante asiatico sta attraversando una fase di consolidamento interno, con il governo che ha deciso di abbandonare l’atteggiamento ostile nei confronti delle grandi aziende private e di rilanciare il settore tecnologico come motore della crescita. Il recente incontro tra i leader delle principali aziende tecnologiche cinesi e le autorità governative ha rappresentato un chiaro segnale in questa direzione, con effetti immediati sui mercati finanziari e sulle aspettative di crescita del settore.

L’insieme di questi fattori sta creando un contesto in cui l’incertezza gioca un ruolo determinante. Le imprese faticano a pianificare gli investimenti in un ambiente in cui le politiche economiche possono cambiare rapidamente, e la stessa politica monetaria delle principali banche centrali sembra destinata a subire continue revisioni per adattarsi a uno scenario in evoluzione. L’Europa, dal canto suo, deve trovare un equilibrio tra la necessità di mantenere solide relazioni transatlantiche e la crescente attrazione di nuovi mercati e alleanze alternative.

Il futuro prossimo sarà caratterizzato da un difficile processo di ridefinizione degli assetti globali. I mercati finanziari stanno già scontando le conseguenze di questi mutamenti, con una volatilità crescente e un’attenzione sempre maggiore ai segnali provenienti dai governi e dalle istituzioni internazionali. Tra riallineamenti geopolitici, strategie economiche in trasformazione e la necessità di rispondere a nuove sfide, il mondo si trova di fronte a una fase di transizione che potrebbe ridefinire le regole del gioco per gli anni a venire.

In questo contesto la mia prudenza è massima e, rimanendo un po’ alla finestra, sto monitorando dei certificati estremamente resilienti anche in future condizioni avverse.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Il certificato della settimana ha come sottostanti tre colossi della grande distribuzione americana, due dei quali penso che difficilmente siano presenti nei portafogli di molti. Ecco le caratteristiche:

Continua a leggere…

BPER Banca per oltre il 10% annuo

Condividi

L’attuale scenario internazionale si configura come un complesso intreccio di politiche commerciali, tensioni geopolitiche e sfide economiche, in cui le scelte in ambito tariffario e monetario stanno tracciando la rotta di una nuova era post-bellica. Da un lato, l’amministrazione Trump ha cercato di imporre un regime di tariffe “reciproche” – riassunto nella celebre formula “Whatever Countries charge the United States of America, we will charge them – No more, no less!” – con l’obiettivo di replicare le misure commerciali adottate dagli altri Paesi. Tale strategia non si limita a colpire le tariffe classiche, ma si estende anche alle barriere non tariffarie, come i sussidi sleali, i regolamenti discriminatori e, in particolare, l’IVA, che in Europa raggiunge una media del 21,8%. Questa misura potrebbe avere ripercussioni notevoli sul commercio internazionale, evidenziando una profonda divergenza di approcci tra la leadership statunitense e quella europea, dove la frammentazione dei governi nazionali complica una risposta unitaria.

Parallelamente, il panorama economico è segnato dall’evolversi della dinamica inflazionistica in un dopoguerra che, a differenza dei precedenti, non garantisce un immediato ritorno alla stabilità dei prezzi. Sebbene la tradizione storica suggerisca che la pace porti a una disinflazione, l’esperienza degli Stati Uniti nel 1946-47 ha dimostrato come il passaggio dalla guerra alla pace possa innescare ondate inflazionistiche significative. Oggi, l’inflazione statunitense si attesta attorno al 3% – con un’attenzione particolare alla componente core che raggiunge il 3,3% – evidenziando che il decollo dei prezzi, pur moderato, è un fenomeno da monitorare attentamente per evitare un’autoalimentazione delle aspettative inflazionistiche.

Un’immagine che mi è stata inviata da una persona che stimo molto, mi ha fatto notare un’analogia inquietante con l’andamento dell’inflazione degli anni ‘70. Meditate gente, meditate:

Il contesto geopolitico aggiunge ulteriori complessità: mentre gli USA avanzano nel loro dialogo diretto con attori come Putin, escludendo l’Europa da certi canali di negoziazione, quest’ultima si trova a dover rinegoziare non solo le proprie politiche tariffarie ma anche a fronteggiare la necessità di un riarmo e di un incremento della spesa militare. La pressione degli Stati Uniti, che richiede all’Europa un impegno in termini di capacità difensiva, si accompagna alla prospettiva di sanzioni tariffarie in caso di mancata collaborazione. Allo stesso tempo, sia in Europa che in altre grandi economie, l’espansione della spesa pubblica per armamenti e per la ricostruzione post-conflitto viene finanziata principalmente attraverso l’indebitamento, in un contesto politico in cui nuove tasse risultano impopolari e difficili da introdurre.

In definitiva, il mosaico internazionale si presenta come una rete intricata di decisioni strategiche, dove le politiche protezionistiche e le misure di stimolo economico devono bilanciarsi per contenere l’inflazione senza frenare la crescita. Le banche centrali, da parte loro, sembrano disposte a tollerare un’inflazione attorno al 3% per sostenere il percorso di espansione, pur rimanendo vigili sul rischio di un’ulteriore divergenza delle aspettative. Tale equilibrio delicato tra commercio, sicurezza e politica monetaria definisce la sfida di un dopoguerra che si distingue nettamente dalle esperienze passate.

Data questa situazione, io sto aumentando ancor di più la componente di liquidità o liquidabile in poco tempo. Per il resto apro solo posizioni tattiche come quella di seguito.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

In particolare, mi sto concentrando sul fenomeno dell’aggregazione bancarie ed il prodotto che ho selezionato è il seguente:

Continua a leggere…