Guadagno oltre il 17% e protezione fino al 50% dei ribassi: oggi è possibile

Vista la poca personale disponibilità di tempo questa settimana, a cui si somma l’entra in vigore dell’ora legale, eviterò il solito riassunto della settimana ed andrò direttamente alla presentazione del certificato.

Vi dico solo, al volo, che ora, dopo aver accumulato molta liquidità come ho scritto in praticamente tutti i post degli ultimi mesi, sto entrando con un tasso constante settimanale su prodotti che ritengo interessante. Quello che segue è uno di questi in cui sono entrato proprio alla chiusura di venerdì.

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Partiamo dai dettagli principali:

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Volare a più del 12% all’anno

Sembra che, mentre i mercati finanziari attendono con ansia l’annuncio del 2 aprile da parte dell’amministrazione Trump, il dibattito su dove convenga investire si fa sempre più acceso. La dichiarazione di Trump, che prevede nuove tariffe per riportare “soldi e rispetto” agli Stati Uniti, ha generato un clima di sospensione, con Wall Street che fatica a trovare una direzione chiara. Dopo settimane di ribassi, il mercato azionario ha segnato un lieve recupero, ma senza slanci significativi.

A pesare su questa incertezza è anche il rallentamento degli utili aziendali. Colossi come FedEx e Nike hanno presentato prospettive inferiori alle attese, attribuibili in parte al clima di instabilità politica ed economica. La Federal Reserve ha risposto a questo scenario lasciando invariati i tassi di interesse, ma ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL per il 2025, alzando al contempo le previsioni di inflazione.

Diciamo inoltre che, a livello di stagionalità, dovremmo essere verso la fine del ciclo ribassista e, per chi come me ha in questi ultimi mesi accumulato liquidità, è arrivato il momento di iniziare a rientrare con gradualità, con gli strumenti giusti e soprattutto attendendo i segnali d’inversione di tendenza.

Di fronte a questa situazione, l’Europa ha preso una strada diversa, con la Germania che ha varato un massiccio piano di stimoli fiscali. L’approvazione di un pacchetto da 500 miliardi di euro per le infrastrutture e un aumento delle spese per la difesa fino al 3% del PIL testimoniano un cambio di rotta significativo. Si stima che il totale degli stimoli fiscali possa raggiungere i 1000 miliardi di euro nei prossimi anni, segnando una svolta per un Paese storicamente vincolato a politiche fiscali restrittive.

Queste misure stanno già influenzando i mercati finanziari, con gli investitori che si riversano sui titoli del settore della difesa. Tuttavia, l’entusiasmo rischia di alimentare una bolla speculativa, con alcune azioni che hanno già moltiplicato il loro valore fino a dieci volte dall’inizio del conflitto in Ucraina. Sapete che, in tempi non sospetti, in questo blog sono state suggerite diverse strategie su questo settore, ma ora sto riducendo l’esposizione o vendendo metà delle esposizioni dirette come azioni o tracker, o portando in autocall i certificati e non rinnovandoli.

Sempre in Europa, la BCE si trova ad affrontare nuove pressioni, che potrebbero limitare ulteriori tagli ai tassi d’interesse.

Se da un lato l’America continua a essere una destinazione privilegiata per gli investitori globali, dall’altro emergono rischi significativi. Secondo alcuni analisti, le politiche economiche di Trump potrebbero accelerare un processo di trasformazione radicale, simile a quello avviato da Krushchev e Gorbaciov nell’URSS. La riforma dei rapporti economici e il protezionismo potrebbero avere effetti imprevedibili, con il rischio di un’erosione del ruolo dominante del dollaro e una maggiore volatilità dei mercati.

La sovrapposizione tra un mercato azionario sopravvalutato e un dollaro artificialmente forte potrebbe generare un’ulteriore instabilità. Un’eventuale perdita di fiducia nel debito statunitense, combinata con tensioni geopolitiche, potrebbe tradursi in un’accelerazione della fuga di capitali.

La strategia di questa settimana investe proprio sul settore che per definizione unisce i vari continenti: quello del trasporto aereo.

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L’incidente verificatosi all’aeroporto di Heathrow ha portato volatilità sul settore che merita di essere sfruttata, ma sempre con molta prudenza come il prodotto riportato ci permette:

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Il momento giusto per salire sulla Ferrari?

Mercati in bilico tra incertezze politiche ed economiche

La settimana finanziaria si è chiusa con una nuova ondata di incertezze per i mercati, dominata dalle politiche dell’amministrazione Trump e dalle ripercussioni sulle principali variabili economiche globali. Da un lato, le tensioni sui dazi e le strategie monetarie statunitensi hanno condizionato Wall Street; dall’altro, il rallentamento della crescita e il timore di una possibile stagflazione pongono interrogativi sul futuro dell’economia.

Il peso dell’incertezza tariffaria

Secondo le analisi sui mercati, Wall Street ha registrato la quarta settimana consecutiva di ribassi, con il Nasdaq 100 che ha subito un drawdown del 15% prima di recuperare parzialmente. L’incertezza legata alle politiche tariffarie di Trump, caratterizzate da continui annunci e rettifiche, sta penalizzando gli investitori. L’amministrazione, piuttosto che concentrarsi sui mercati azionari, sembra dare priorità all’andamento dei rendimenti obbligazionari, del dollaro e del petrolio.

Nonostante i dati sull’inflazione negli Stati Uniti siano risultati inferiori alle attese, i mercati non hanno reagito positivamente. Il motivo è che, mentre i numeri attuali sono contenuti, le tariffe imposte potrebbero portare a un aumento generalizzato dei prezzi nei prossimi mesi. Questo effetto potrebbe essere amplificato dal deprezzamento del dollaro, che renderebbe le importazioni più costose e aumenterebbe l’inflazione interna.

Parallelamente, l’amministrazione sta valutando l’introduzione di “military bonds”, obbligazioni a lungo termine o perpetue da vendere agli alleati per finanziare la difesa statunitense. Questo strumento potrebbe avere implicazioni rilevanti sui mercati obbligazionari e sulla strategia fiscale del governo.

Inizialmente, le aspettative sui mercati erano ottimistiche, con la prospettiva di una crescita sostenuta grazie a tagli fiscali e politiche di deregolamentazione. Tuttavia, negli ultimi mesi, l’attenzione si è spostata sugli aspetti negativi, come le restrizioni all’immigrazione e l’imposizione di dazi su larga scala.

Di seguito riporto un simpatico grafico che mi ha inviato un consulente finanziario che ci fa riprendere contatto con la realtà, con buona pace dei turbo-trampiani che non capivano la differenza tra i tweet di personaggi eccentrici e le dinamiche geopolitiche e geoeconomiche:

Uno degli effetti di queste politiche è il rallentamento della crescita, che avviene in un contesto in cui l’inflazione, pur non essendo elevata, sta diventando una preoccupazione persistente. Questo scenario ha alimentato timori di stagflazione, ovvero una combinazione di crescita lenta e inflazione elevata, che storicamente ha avuto un impatto negativo sui mercati finanziari.

Questo timore, secondo me, può e deve essere sfruttato per chi ha una visione di più lungo periodo acquistando obbligazioni su tutta la curva ed in particolare sulla parte lunga.

Un altro elemento di incertezza è il comportamento della Federal Reserve. A differenza di periodi passati in cui la banca centrale ha adottato misure di stimolo in risposta a politiche fiscali restrittive, l’attuale Fed si mantiene cauta, evitando di compensare le azioni del governo con tagli ai tassi di interesse. Questo potrebbe contribuire a un ulteriore rallentamento dell’economia nei prossimi mesi.

Nonostante la recente correzione dei mercati azionari, il quadro economico non è del tutto negativo. Alcuni fattori, come le misure di stimolo adottate da Europa e Cina, potrebbero fornire un supporto alla crescita globale. Tuttavia, l’introduzione di nuove tariffe, attese a partire dal 2 aprile, potrebbe portare a una nuova fase di turbolenza nei mercati.

In sintesi, i mercati restano sospesi tra il peso delle incertezze politiche e l’attesa di misure concrete che possano stabilizzare lo scenario economico. L’evoluzione delle politiche tariffarie e l’atteggiamento della Fed saranno determinanti per capire la direzione futura dell’economia globale.

Ora secondo me, per chi come me ha accumulato liquidità fino ad oggi (chi mi segue lo sa), può essere giunto il momento di iniziare a rientrare sul mercato gradatamente: scegliendo i titoli giusti e le strategie giuste.

Il titolo scelto questa settimana è Ferrari.

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Occasione storica sulle obbligazioni? Strategia sui bond francesi per un 12.67%

Settimana estremamente interessante sui mercati sia azionari che obbligazionari. Partiamo dall’articolo della settimana scorsa dove avevo vivamente consigliato di attuare per lo meno una qualche strategia di copertura dei propri portafogli esposti all’azionario. Diciamo che la stagionalità della seconda metà di febbraio e che dovrebbe estendersi circa fino al 20 di marzo per adesso è rispettata. Questa probabilmente è l’unico trend che ha rispettato le aspettative, perché per il resto il mercato rimane veramente imprevedibile più del solito.

Malgrado la riduzione di un quarto di punto da parte della Banca Centrale Europea (taglio ampiamente previsto), il mercato dei bond europei ha visto un brusco ripasso dei pezzi, o se volete un netto di rialzo degli interessi come avevo spiegato in questo articolo: “Perché puntare oggi sui titoli di stato francesi” e tra poco ci torneremo con un’altra strategia.

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Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog. Vi comunico infine che nei prossimi mesi valuterò se portare avanti o meno questo blog visto che ormai gli impegni sono tanti e che questa attività, anche se può non sembrare, richiede un considerevole sforzo ed ha senso solo se sarà auto-sostenibile.

Torniamo ora all’argomento della settimana.

Il trend del taglio dei tassi da parte della BCE è il seguente:

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Pronti ad un ribasso delle azioni? Dovreste…

Fatemi iniziare con una piccola novità per questo sito: da oggi, per chi volesse contribuire all’indipendenza di questo blog ed al suo proseguimento, può farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

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In questo modo potete contribuire in forma del tutto anonima e soprattutto dell’importo che preferite senza una soglia minima.

Naturalmente rimangono validi tutti gli altri modi fin qui utilizzati: il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Veniamo ora a ciò che è successo nell’ultima settimana di febbraio, visto che è stata caratterizzata da eventi geopolitici ed economici di grande impatto. La clamorosa rottura tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha scatenato reazioni immediate nei mercati e nelle relazioni internazionali. Il presidente ucraino chiedeva garanzie di difesa dagli Stati Uniti in cambio dell’accordo sui minerali, ma la risposta americana è stata negativa, portando a un acceso confronto in mondovisione. La tensione si riflette anche nei rapporti tra Washington e Bruxelles, con un crescente distacco tra l’amministrazione Trump e la leadership europea, in particolare Ursula von der Leyen.

Parallelamente, l’economia statunitense sta affrontando un’inattesa revisione al ribasso delle stime di crescita. La Federal Reserve di Atlanta prevede un PIL negativo del -1,5% per il primo trimestre, in gran parte a causa di una corsa alle importazioni prima dell’entrata in vigore dei dazi. Il rallentamento è aggravato dall’incertezza sulle politiche tariffarie e dai tagli al settore pubblico, che stanno generando un clima di cautela nei consumi. Tuttavia, alcuni analisti invitano alla prudenza nell’interpretare questi dati, suggerendo che la frenata potrebbe essere temporanea.

Anche i mercati finanziari risentono di questo clima instabile. Nonostante Nvidia abbia riportato una trimestrale positiva, il titolo ha subito una flessione dell’8%, segnalando aspettative eccessivamente elevate nel settore tecnologico. Le cosiddette “Magnifiche 7” (le big tech americane) hanno avuto un inizio d’anno difficile, mentre gli investitori stanno guardando con crescente interesse ai mercati europei e cinesi. Inoltre, il sentiment degli investitori è estremamente negativo, con un pessimismo diffuso che, paradossalmente, potrebbe preludere a un rimbalzo dei mercati.

Secondo l’analista Alessandro Fugnoli, la nuova amministrazione americana sta adottando una strategia economica mirata a ridurre la spesa interna e spingere altri paesi, soprattutto Europa e Cina, a politiche fiscali più espansive. La minaccia di dazi, più che un fine, sembra essere uno strumento di pressione per ridisegnare gli equilibri commerciali globali. Se questa strategia si concretizzerà, potremmo assistere a una fase di rallentamento temporaneo negli Stati Uniti, compensata da un rilancio economico altrove.

Io, più modestamente, ritengo che alla fine del mandato di Trump, la bilancia commerciale USA continuerà ad essere ampiamente negativa se non addirittura peggiore di quella attuale. Se così non fosse significherebbe che gli USA si priverebbero della centralità del dollaro, grazie alla quale domina il sistema economico globale e che gli ha permesso di uscire dalle ultime crisi finanziari.

Insomma, comunque la si pensi, sembra che la “sbornia Trump” stia terminando sui mercati e, per chiunque abbia vissuto un po’, sappiamo come ci si sente nel dopo sbornia!

Ricordo inoltre che i gestori hanno il minimo di liquidità nei portafogli dal 2010, questo tradotto significa che tra un po’ non potranno più comprare e sostenere i prezzi.

Per questo motivo penso che sia il momento di aumentare la liquidità in portafoglio e/o coprirsi con posizioni ribassiste. Venerdì, ad esempio, ho aperto una posizione short sul FTSE-MIB.

Iniziamo dal grafico:

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