Guadagnare fino al 22% annualizzato grazie alle follie altrui

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Ne avrei fatto volentieri a meno ma questa settimana non posso esimermi dal commentare anche io cosa stia succedendo sul fronte di dazi e della alta volatilità provocata da Trump. Sapete che di solito sono molto moderato nei toni, ma questa volta permettetemi di cambiare registro perché certe cose non si possono più né ascoltare né vedere.

Facciamo un po’ di riassunto sulle idee che sono passate per questo blog. Inizio ad esempio con il riportare un articolo dove si parlava della de-dollarizzazione e di quali effetti questo fenomeno avrebbe avuto sui prezzi dell’oro. La cronaca delle ultime settimane penso che sia stata la più palese conferma di questa visione.

Molti si chiedono come mai i tassi dei T-bond americani salgano (il trentennale è arrivato a sfiorare il 5%) ed il dollaro si deprezzi. Esattamente perché molti stanno entrando nell’ottica che il dollaro non sarà più moneta di riserva privilegiata come lo è stata dopo la fine degli accordi di Bretton Woods.

Questo era cominciato ad essere intuibile quando le sanzioni contro la Russia avevano bloccato i conti in dollari, ma lo sta diventando evidente nel tentativo, disperato e fallimentare, di riequilibrare La bilancia commerciale degli Stati Uniti da parte di Trump.

Un impero che rinuncia ad avere un surplus monetario, a fronte quindi di un deficit commerciale, smetterebbe di essere tale. Ora potrebbe anche darsi che Trump si riveli storicamente come un Gorbacëv in salsa

yankee ma sarebbe troppo bello per essere vero.

La retromarcia fatta nel giro di qualche giorno sui dazi al resto del mondo ne è una conferma.

È notizia di ieri sera che addirittura sono stati tolti i dazi anche per la Cina per quanto riguarda i prodotti tecnologici. Domani quindi in apertura ad esempio aspettatevi che un titolo come STM venga sospeso in asta di apertura per eccesso di rialzo.

Faccio notare inoltre che mantenere i dazi sulla sola Cina è sostanzialmente inutile vista la sua integrazione nella catena della produzione globale.

E qui adesso veniamo a quello che succederà: vedrete che nei prossimi giorni passeremo dal nemico russo a quello che cinese in men che non si dica. Della serie ” come stare sempre dalla parte sbagliata della storia”.

Infatti una classe dirigente degna di questo nome, sfrutterebbe immediatamente questa occasione per emanciparsi dal dominio di un impero in decadenza per trovare nuovi sbocchi economici, industriali e geopolitici per il proprio paese.

La prima iniziativa che si dovrebbe prendere sarebbe quella di ripristinare la via della seta, annullata da questo governo, per aggraziarsi non solo al sistema produttivo cinese (di gran lunga il primo al mondo), ma a tutto il blocco euro-asiatico che sarà il futuro dei decenni a venire.

Ricordo anche che la Cina attuale dipende molto meno dalle sue esportazioni di quanto non lo facesse 20 anni fa ma anche rispetto a paesi come l’Italia o la Germania.

Italia: 33,73% (sul PIL)

Germania: 42,1% (sul PIL)

Cina: 19.72% (sul PIL)

Quindi, quando sentirete castronerie sulla sovra-produzione cinese, ricordatevi questi dati.

Potrei andare avanti molto a lungo sulla analisi dei rapporti di forza che attualmente intercorrono tra la Cina gli Stati Uniti e il resto del mondo ma per ora mi fermo qui e magari se qualcuno è interessato può segnalarmelo e potrò pensare a un qualche approfondimento.

Per cui invece che andare a vedere il bluff dell’anatra azzoppata, la nostra presidentessa del Consiglio appena saputo del protocollo diplomatico che Donald “Duck” Trump vuole imporre ai suoi sudditi per negoziare qualche briciola (una volta bastava baciare la pantofola, oggi qualcos’altro ):

ha subito subito deciso di farsi ricevere alla corte di Washington.

Indiscrezioni dicono che in questi giorni sia studiando intensamente un dossier da presentare all’imperatore. D’altronde viste le sue enormi capacità nel capire i modelli matematici cosa potrebbe andare storto?

In questo panorama desolante le cose da fare per ora sono due: vendere dollari, o comunque coprirsi dal rischio cambio, e assumere posizioni tattiche.

La strategia di questa settimana si rifà proprio a questo secondo punto.

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Il certificato della settimana è emesso da Marex con ISIN IT0006768466 ha come sottostanti quattro indico ed offre cedole trimestrali e possibilità di rimborso anticipato.

Il rendimento effettivo dipende da scenari complessi, ma potrebbe raggiungere circa il 21,88% annuo se rimborsato presto, o circa il 10% se tenuto fino a scadenza con tutte le cedole pagate.

Descrizione del Certificato

Il certificato è un “Phoenix Autocall con memoria”, emesso il 7 aprile 2025, con scadenza il 17 aprile 2030. Offre una cedola annuale del 10% (25 euro trimestralmente), pagata se il sottostante peggiore è sopra il 60% del livello iniziale. Può essere rimborsato anticipatamente a partire dal 7 luglio 2025, se i sottostanti sono sopra un trigger decrescente. Alla scadenza, se il sottostante peggiore è sopra il 60%, si riceve 1.000 euro; altrimenti, la perdita è proporzionale.

Sottostanti

I sottostanti sono: iShares® China Large-Cap ETF, S&P 500®, Nikkei 225, ed EURO STOXX® Banks, rappresentando mercati globali diversificati.

Acquistato a 971,82 euro, in uno scenario ottimistico (rimborso anticipato dopo 3 mesi con cedola), il rendimento annuo è circa 21,88%. Se tenuto fino a scadenza con tutte le cedole (500 euro totali più 1.000 euro), il rendimento è circa 10% annuo, considerando il tempo e il valore attuale. Questi calcoli sono approssimativi, data la natura condizionale del prodotto.

Andiamo più nel dettaglio

Il certificato, emesso il 7 aprile 2025, ha una durata di 5 anni, con scadenza fissata al 17 aprile 2030. È quotato sul mercato EuroTLX, con un valore nominale di 1.000 euro.

I sottostanti del certificato sono indici che rappresentano:

iShares® China Large-Cap ETF: Un ETF che replica le performance delle grandi società cinesi quotate, offrendo esposizione al mercato azionario cinese.

S&P 500®: Un indice che rappresenta le 500 maggiori società quotate negli Stati Uniti, indicatore chiave della salute economica americana.

Nikkei 225 © Nikkei Inc.: L’indice di riferimento della Borsa di Tokyo, composto da 225 società giapponesi, rappresentativo del mercato nipponico.

EURO STOXX® Banks: Un indice che raggruppa le principali banche dell’area euro, sensibile alle condizioni economiche e finanziarie europee.

La cedola annuale è del 10%, pagata trimestralmente in rate di 25 euro, con frequenza ogni 7 gennaio, aprile, luglio e ottobre, a partire da luglio 2025. La condizione per il pagamento è che, alla data di osservazione (ad esempio, 7 luglio 2025 per il primo pagamento il 16 luglio 2025), il valore del sottostante peggiore sia pari o superiore al 60% del suo livello iniziale. Grazie alla caratteristica “memoria”, se in un trimestre la condizione non è soddisfatta e la cedola non viene pagata, essa può essere recuperata in futuro se la condizione viene soddisfatta in una successiva data di osservazione, accumulando tutte le cedole non pagate.

Ci sono 20 date di osservazione per le cedole, fino all’ultima il 8 aprile 2030, con pagamenti corrispondenti entro 7 giorni lavorativi.

Ma ciò che rende particolarmente interessante il certificato è il meccanismo di autocall

Il certificato include una funzione di rimborso anticipato (autocall), osservata trimestralmente a partire dal 7 luglio 2025, con le stesse date delle cedole (7 gennaio, aprile, luglio, ottobre, fino al 8 aprile 2030). Il livello di trigger autocall inizia al 100% del livello iniziale e diminuisce dell’1% ad ogni osservazione successiva. Ad esempio:

7 luglio 2025: 100%

7 ottobre 2025: 99%

E così via, fino all’ultima osservazione a circa 81% (dopo 19 riduzioni dell’1%).

Se, in una data di osservazione, tutti i sottostanti sono pari o superiori al livello di trigger autocall, il certificato viene rimborsato anticipatamente entro 7 giorni lavorativi, e l’investitore riceve 1.000 euro più la cedola del periodo, senza ulteriori pagamenti futuri.

Se invece il certificato non è stato rimborsato anticipatamente, alla scadenza del 17 aprile 2030, il rimborso dipende dalla performance del sottostante peggiore alla data di valutazione finale (8 aprile 2030):

1) Se il valore finale del sottostante peggiore è superiore al 60% del livello iniziale, l’investitore riceve 1.000 euro.

2) Se è inferiore o uguale al 60%, l’importo rimborsato è calcolato come 1.000 euro moltiplicato per il rapporto tra il valore finale e il livello iniziale del sottostante peggiore, potenzialmente causando una perdita proporzionale.

Ad esempio, se il sottostante peggiore è sceso al 50% del livello iniziale, il rimborso sarebbe 1.000 * 0,5 = 500 euro, con una perdita del 50%.

Ma vediamo come il possibile rimborso anticipato possa impattare sul rendimento:

Considerando l’acquisto a 971,82 euro, il rendimento effettivo dipende dagli scenari futuri, che sono intrinsecamente incerti. Di seguito, due scenari rappresentativi:

Scenario 1: Rimborso Anticipato alla Prima Data di Autocall

Supponendo che il certificato venga rimborsato il 7 luglio 2025, con pagamento il 16 luglio 2025 (circa 3 mesi dopo l’acquisto, assumendo acquisto il 10 aprile 2025), e che la condizione autocall sia soddisfatta (tutti i sottostanti sopra il 100%), l’investitore riceve 1.000 euro + 25 euro = 1.025 euro. Il rendimento è calcolato come:

Ritorno totale = (1.025 – 971,82) / 971,82 ≈ 0,0547 (5,47% in 3 mesi).

Annualizzato: 0,0547 * (12/3) ≈ 0,2188, ovvero circa 21,88% annuo.

Scenario 2: Detenzione fino a Scadenza con Tutte le Cedole Pagate

Se il certificato non viene rimborsato anticipatamente e tutte le cedole vengono pagate (20 pagamenti di 25 euro, totale 500 euro), e alla scadenza si riceve 1.000 euro, il flusso di cassa è:

Investimento iniziale: -971,82 euro al tempo 0.

Flussi positivi: +25 euro ogni trimestre per 20 trimestri, con l’ultimo pagamento (a t=20) che include anche il rimborso, quindi +25 + 1.000 = 1.025 euro al tempo 20.

Per calcolare il rendimento interno (IRR), si risolve l’equazione:

Σ_{k=1}^{19} [25 / (1 + r)^k] + [1.025 / (1 + r)^20] = -971,82,

dove r è il tasso trimestrale. Questo calcolo è complesso senza strumenti finanziari, ma approssimando considerando un ritorno totale di 1.500 euro in 5 anni, il rendimento annuo è stimato intorno al 10,89%, leggermente superiore al 10% nominale grazie all’acquisto a sconto.

Conclusione

Il certificato offre opportunità di rendimento interessante, specialmente se rimborsato anticipatamente. Inoltre i sottostanti sono indici, quindi strutturalmente meno volatili delle azioni, e che hanno fatto strike proprio in corrispondenza dei minimi della settimana appena trascorsa.

Avrete intuito che, personalmente, punto ad una call a tre o sei mesi, ma anche portarlo a scadenza comunque significherebbe un 10% annuo.

Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.

One thought on “Guadagnare fino al 22% annualizzato grazie alle follie altrui”

  1. Si,cadiamo in mano a un regime autoritario,che sta rapinando Paesi emergenti,terreni e terre rare,rubare tecnologie,colpevole del COVID, sovvenzioni statali alle sue imprese,vendendo in dumping,ecc.,… può bastare?
    Il puzzone si può convincere,e poi passerà,i comunisti nn cambiano mai,Sic et sempre.
    E poi nn ha proprio tutti i torti:usa ci pagano sicurezza,e noi investiamo in welfare che loro nn hanno…mi fermo qui

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