Questo post “sostituisce” il classico articolo del weekend visto
che ci troviamo nella settimana pasquale e quindi salterà. Ne
approfitto per farvi gli auguri di Buona Pasqua!
Il post che segue è
un po’ diverso dal solito e prendo spunto da un commento di un
lettore (che ringrazio) riguardo il mio ultimo articolo che, seppur
di sfuggita, accennava a quale dovesse essere, a mio avviso, la
postura internazionale dell’Italia e quindi nei confronti della
Cina.
Ci tengo a precisare
che non c’è nessun intento polemico contro il commento stesso,
così come la mia visione può tranquillamente non essere condivisa
da alcuni: io lascerò i commenti aperti facendo affidamento sulla
vostra educazione. Anticipo già che personalmente non risponderò ai
commenti.
Visto che gli
argomenti addotti vanno molto di moda (e lo andranno sempre di più)
in maniera trasversale dagli ambienti ZTL ai suprematisti occidentali
vale la pena dedicargli un post a sé.
Il commento recita
testualmente:
Si,cadiamo in mano a un regime autoritario,che sta rapinando
Paesi emergenti,terreni e terre rare,rubare tecnologie,colpevole del
COVID, sovvenzioni statali alle sue imprese,vendendo in
dumping,ecc.,… può bastare?
Il puzzone si può convincere,e
poi passerà,i comunisti nn cambiano mai,Sic et sempre.
E poi nn
ha proprio tutti i torti:usa ci pagano sicurezza,e noi investiamo in
welfare che loro nn hanno…mi fermo qui
Prima
di entrare nel merito, faccio un po’ di premesse:
Non sono un sinologo
Lungi da me difendere un paese o regime piuttosto che un altro
Stringere accordi o alleanze in qualche campo non significa “cadere
in mano a qualcuno”. Questo approccio è tipico di che dà per
scontato che si debba inevitabilmente sottostare a qualche egemone.
Premesso ciò,
iniziamo. L’articolo sarà un po’ lungo, perciò mettetevi comodi,
ma soprattutto non conterrà nessuna strategia operativa.
Negli
ultimi giorni, i mercati finanziari hanno vissuto un vero e proprio
terremoto, scatenato dall’annuncio dei nuovi dazi imposti da Donald
Trump. Questa decisione ha avuto un impatto immediato su diverse
asset class, generando volatilità e incertezza tra gli investitori.
Le conseguenze economiche e finanziarie di questa mossa si stanno
ancora delineando, ma le prime reazioni indicano un cambiamento
significativo nello scenario globale.
Le politiche protezionistiche adottate da Trump hanno colpito
duramente il commercio internazionale, penalizzando in particolare i
settori manifatturiero e tecnologico. Le aziende statunitensi e
internazionali, che dipendono da catene di approvvigionamento
globali, si trovano ora a dover rivedere le proprie strategie
operative. Il mercato azionario ha reagito con forti ribassi, con i
principali indici che hanno registrato perdite consistenti a causa
delle preoccupazioni per una possibile guerra commerciale su larga
scala.
Anche il mercato obbligazionario ha subito scosse significative. I
rendimenti sui titoli di Stato sono aumentati, riflettendo le
aspettative di un possibile rialzo dell’inflazione dovuto ai costi
aggiuntivi imposti dai dazi. Gli investitori si trovano ora a dover
riequilibrare i propri portafogli, cercando rifugi sicuri per
mitigare l’impatto dell’incertezza economica. I corporate bond,
soprattutto quelli di aziende esposte al commercio internazionale,
hanno subito un ampliamento degli spread, segnalando un aumento del
rischio percepito.
Il mercato valutario ha mostrato forti oscillazioni, con il
dollaro che ha inizialmente guadagnato terreno grazie alla politica
protezionistica, per poi subire correzioni man mano che i timori di
un rallentamento economico si sono diffusi. L’euro e le valute
emergenti hanno subito pressioni, mentre lo yen giapponese e il
franco svizzero sono stati visti come rifugi sicuri dagli
investitori.
Il concetto di “terremoto finanziario” descritto in
questo contesto non è solo una metafora, ma una rappresentazione
accurata della situazione attuale. Il mercato sta attraversando una
fase di profonda incertezza, dove ogni nuova decisione politica può
innescare reazioni a catena difficili da prevedere. Le economie
globali si trovano di fronte a un bivio: da un lato, la possibilità
di un rallentamento dovuto alle barriere commerciali, dall’altro, la
necessità di adattarsi a un nuovo scenario competitivo.
Per gli investitori, la sfida principale sarà gestire questa
volatilità con un approccio prudente e diversificato. La ricerca di
asset resilienti e strategie di copertura diventerà fondamentale per
navigare in questo clima di instabilità. Le prossime settimane
saranno cruciali per capire l’effettivo impatto dei dazi e delle
contromisure adottate dagli altri paesi.
In sintesi, l’annuncio dei dazi di Trump ha scatenato un terremoto
sui mercati finanziari, mettendo in discussione equilibri consolidati
e aprendo scenari inediti per l’economia globale. La capacità di
adattamento e una visione strategica di lungo periodo saranno
essenziali per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità
che emergeranno da questo contesto in trasformazione.
Di seguito riporto qual è la mia strategia di lungo termine in
questo contesto. Prima,
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Settimana abbastanza disastrosa per l’indice FTSE MIB che venerdì ha chiuso a 21912, un minimo da quando abbiamo iniziato il nostro Portafoglio Italia 2018 facendo segnare un -3,35% rispetto alla settimana scorsa.
Tutt’altro andamento invece per il nostro Portafoglio Italia che riesce a difendersi alla grande da questo ribasso, chiudendo praticamente alla pari. Più precisamente, a fronte di un Continua a leggere…