Questa è stata la settimana in cui la BCE ha avviato un’inversione
dei tassi di interesse, infatti, come previsto, la Banca centrale
europea (BCE) ha ridotto i tassi di riferimento di 25 punti base,
nonostante il recente aumento dell’inflazione nella zona euro.
Tuttavia, i mercati finanziari avevano già ampiamente anticipato
questa decisione. Nei giorni precedenti, l’euro si era già
indebolito significativamente rispetto al franco svizzero.
Considerando la solidità del mercato del lavoro nell’Eurozona e la
conseguente pressione salariale, è probabile che le autorità
monetarie mantengano i tassi di interesse stabili durante l’estate.
Ulteriore dimostrazione che tutti quei tagli prospettati ad inizio
anno, che mi trovavano molto scettico, non ci saranno.
Nel frattempo, con
poco meno di 77$, abbiamo visto scendere il barile sui minimi da
inizio febbraio. Oltre alla volontà del cartello petrolifero OPEC+
di eliminare gradualmente alcuni dei suoi tagli alla produzione a
ottobre, c’è anche gli Stati del G7 stanno facendo pressioni per
la fine del conflitto in Medio Oriente, che comporterebbe una
riduzione dei rischi geopolitici.
Io, purtroppo, penso
che questa ultima motivazione non sia assolutamente valida e che anzi
siamo solo all’inizio di fratture più profonde.
Proprio da questa
considerazione nasce la strategia della settimana.
Prima di entrare nel merito del certificato ricordo anche che chi volesse contribuire tramite una donazione a far rimanere indipendente la nostra communty, può farlo tramite una donazione a questo link.
Questa settimana si è concluso anche il mese di maggio. È possibile
affermare che questo ultimo mese ha confermato comunque lo spunto
rialzista dei mercati azionari anche se ho visto una più marcata
lateralizzazione.
Il grafico indice
italiano rende evidente tale situazione:
Va poi ricordato che
questo andamento laterale è ancora più accentuato da un fatto
puramente tecnico e cioè che il mese di luglio è stato anche il
mese dello stacco dei dividendi di molte azioni italiane che quindi
ha depresso ulteriormente il valore nominale dell’indice (se lo
rettificassimo con gli indici staccati saremmo ad un livello più
alto).
In questo contesto
in cui molti si aspettano comunque un ritracciamento da dei livelli
estremamente elevati (anche io sono uno tra questi), ho trovato un
certificato estremamente interessante che coniuga un ottimo grado di
protezione con un rendimento veramente ragguardevole.
Prima di entrare nel merito del certificato ricordo anche che chi volesse contribuire tramite una donazione a far rimanere indipendente la nostra communty, può farlo tramite una donazione a questo link.
La settimana appena trascorsa ha fatto registrare ancora nuovi
massimi storici sugli indici americani. In realtà la giornata di
giovedì aveva fatto pensare all’inizio di un ritracciamento
fisiologico dovuto sia all’incessante crescita degli ultimi mesi sia
ad un puro fattore di stagionalità. L’ultima seduta della settimana
invece a sostanzialmente rimangiato quasi tutto il ribasso della
giornata precedente come è bene illustrato nel grafico del Nasdaq
sotto riportato:
Sicuramente i dati
di NVIDA l’hanno fatta da padrona. Per quanto io possa essere
sempre prudente, bisogna ammettere che sono numeri mostruosi di
crescita neanche raggiungibili da una start-up, invece stiamo
parlando della terza società per capitalizzazione! Per sintetizzare,
il colosso dei chip ha annunciato di aver concluso il suo primo
trimestre fiscale con un utile netto di 14,81 miliardi di dollari,
ovvero 5,98 dollari per azione: una cifra straordinaria, considerando
che nello stesso periodo del 2023 l’utile era stato di 2,04
miliardi di dollari, pari a 82 centesimi per azione.
L’utile per azione
(diluito) GAAP è così aumentato del 629% su base annua, registrando
anche un incremento del 21% rispetto al trimestre precedente.
Notevole anche la
crescita dell’utile per azione adjusted non diluito, che è salito
del 461% su base annua raggiungendo i 6,12 dollari, superando
ampiamente i 5,59 dollari previsti dagli analisti interpellati da
LSEG.
Anche i ricavi hanno
registrato cifre da capogiro, con un incremento del 262% su base
annua a 26 miliardi di dollari, superando le stime del consensus che
prevedevano 24,65 miliardi di dollari e aumentando del 18% rispetto
al trimestre precedente.
In un contesto in
cui sempre meno società fanno gran parte della capitalizzazione
degli indici e quindi diversificare diventa abbastanza più
complicato se si vuole aderire al benchmark degli indici azionari
(perché implicitamente si deve rinunciare sempre di più alla
diversificazione), il Money Management diventa sempre più importante
e quello che vi voglio far vedere questa settimana è proprio un
esempio di un aspetto fondamentale: reinvestire il capitale e
diminuire il rischio.
Prima di iniziare vi ricordo che per coloro che apprezzano questo blog e trovano interessanti e profittevoli gli articoli presentati, possono se vogliono effetturare una donazione a questo link.
Oltre che esprimere
un apprezzamento concreto, ciò permetterà di mantenere gli stessi
standard d’indipendenza e qualità tenuti finora.
Ora torniamo a noi,
per presentare il prossimo certificato è necessario prima
riprenderne un paio vecchi di prossima scadenza. Il primo è stato
presentato anche in questo blog nel 2021 con il titolo:
Non mi dilungo ulteriormente sul primo certificato visto che potete leggere quanto scritto circa tre anni fa cliccando sul link (visto che l’analisi di scenario è stata poi rispettata negli anni seguenti).
Il secondo invece
merita un’analisi leggermente più approfondita: È stato un
certificato che nel tempo è arrivato anche a perdere il 30% e
malgrado il titolo peggiore, ossia Expedia, ad oggi abbia perso il
35%, il certificato si può vendere a 100€, in altre parole sulla
parità.
Investire sul
certificati significa essenzialmente questo, sfruttare le asimmetrie
di questo tipo di derivato: A fronte di una perdita del 35% il
certificato che ha reso il 13% annuo per tre anni! Ora la situazione
è un po’ più critica: manca una sola cedola alla scadenza e la
barriera è comunque vicina seppure il tempo rimanente sia poco (per
questo il significato quota 100 euro).
La cosa più saggia
secondo me da fare, ed è quello che farò, e vedere il secondo
certificato (rinunciando quindi all’ultima cedola) e portare a
scadenza il primo reinvestendo tutto il capitale più la somma
delle cedole incassate da entrambi sul seguente certificato:
Ciao a tutti questa settimana il post sarà leggermente più breve e
sintetico del solito sia per ragioni di tempo a disposizione del
sottoscritto sia perché i mercati hanno fatto registrare nuovi
massimi storici e secondo me in queste situazioni è meglio restare
estremamente cauti.
Il grafico sotto
riportato dello S&P 500 penso che parli più chiaro di mille
frasi scritte:
In queste situazioni
io personalmente esco gradualmente dalle posizioni in essere o lascio
scrivere alcuni certificati visto che molti vanno in autcall. Parte
della liquidità così ottenuta (ribadisco solo una parte) la
reinvesto su posizioni che reputo meno rischiose di quelle chiuse.
In particolare ho
liquidato la mia posizione sulle azioni Rheinmetall, con un’ottima
plusvalenza, a favore del seguente certificato:
Sono ben felice anche questa settimana di ringraziare Simone e Luca per aver dato il loro contributo alla community. È raro trovare qualcuno che faccia donazioni per qualcosa che è comunque gratuito ed è per questo che gesti di questo genere per me valgono doppio. Ricordo che chiunque voglia contribuire al mantenimento dell’Indipendenza della qualità di analisi di questa community può farlo tramite una donazione cliccando qui.
Per quanto riguarda
i mercati azionari il mood positivo sembra non volersi arrestare e,
sembra paradossale dirlo, i dati macroeconomici negativi della
settimana scorsa hanno dato nuovo abbrivio alle quotazioni nella
speranza di un taglio dei tassi nel parte della Fed a settembre. Non
per fare il guastafeste, ma ricordo che il mercato si aspettava per
quest’anno 7 tagli dei tassi mentre oggi andiamo a festeggiare se ce
ne sarà uno nell’ultimo trimestre! Soprattutto poi gli scenari
geopolitici attuali sembrano non influenzare minimamente i corsi
azionari.
A mio modo di vedere
c’è una mancata presa d’atto di un mondo che sta fortemente mutando
e prendo spunto proprio da questa ultima riflessione per presentare
le motivazioni della strategia di questa settimana.
Il mondo che sta
cambiando prevede un competitore all’egemonia americana che è
rappresentato dalla Cina. Da quando è entrata nel WTO ad oggi la
struttura industriale e le capacità produttive di questo paese sono
profondamente cambiate. Da produttore a basso costo di beni a scarso
valore aggiunto, la Cina ormai riesce a competere in vari settori ad
alta tecnologia ed uno di questi è sicuramente quello delle auto
elettriche. Già si sente un grande parlare di sopra capacità
produttiva della Cina e di concorrenza sleale e vedrete che nei
prossimi anni queste argomentazioni saranno sempre più presente nei
media occidentali.
La verità è che
nei processi produttivi di auto elettriche il costo della manodopera
non è poi così rilevante, o meglio, sufficiente a giustificare il
vantaggio competitivo di industrie tipo BYD. La verità è che mentre
le case automobilistiche europee ed americane erano più impegnate a
distribuire dividendi ed ha effettuare buyback delle proprie azioni,
le aziende cinesi, anche con l’aiuto del governo (ma questa non è
una peculiarità della regina visto che quasi tutte le compagnie
automobilistiche hanno ricevuto in qualche modo sussidi), si sono
concentrate sulla ricerca e sviluppo di questi nuovi tipi di veicoli,
che, piaccia o no, rappresenteranno il futuro del Automotive.
Ricordate sempre che
se ad una civiltà le uniche armi che rimangono a disposizione sui
settori tecnologici sono i dazi o addirittura il rifiuto della
tecnologia in questione, tipo riedizione di fenomeni luddistici,
significa che quest’ultima comincia a dare segni di arretramento.
Veniamo quindi alla
fase più operativa ed iniziamo con il presentare il certificato:
Prima di iniziare permettetemi di ringraziare in ordine strettamente cronologico: Andrea, Marco e Vitaliano che hanno effettuato una donazione la settimana scorsa. Grazie ancora, non solo per la donazione in sé, ma anche per il gesto di stima nei confronti di questo blog. È grazie a queste donazioni che il nostro progetto può proseguire con serenità. Quindi, per chi volesse contribuire a sua volta, ricordo che potete farlo a questo link.
La settimana appena
trascorsa è stata intramezzata dalla festività del primo di maggio
ma è stata comunque una settimana interlocutoria, con i mercati,
soprattutto in Europa, che hanno cercato maggiormente i supporti più
che andare a cercare le parti alte del range. Qualcosa di analogo è
accaduto negli Stati Uniti fino a giovedì, mentre sorprendente è
stata la seduta di ieri dove i principali indici azionari americani
hanno tutti aperto in gap up realizzando una seduta piuttosto
positiva. Qual è la spiegazione di questo movimento? Io (ma non
m’invento nulla) la faccio risalire ai dati macroeconomici USA, in
particolare gli occupati non agricoli erano attesi a 238k mentre sono
stati 175k con un dato precedente di 315k . Lo stesso tasso di
disoccupazione è uscito al 3,9% contro un’attesa del 3,8%.
La conseguenza di tutto questo è che il rallentamento della crescita dei posti di lavoro, la crescita della disoccupazione ed i livelli salariali sotto le attese rafforzano l’ipotesi che la FED possa cominciare a tagliare i tassi a settembre ed è per questo che il mercato degli Stati Uniti ha avuto un andamento piuttosto positivo soprattutto nel settore tecnologico.
Insomma, sei i dati
dell’economia reale va male (o non bene come ci si aspettava), gli
indici azionari aumentano: se volete la mia opinione, prima o poi,
non so quando, questa divergenza esploderà.
Per gli stessi
motivi di cui sopra abbiamo assistito ad un’ondata di vendite sui
titoli bancari infatti il peggior indice di ieri è stato proprio
l’Eurostoxx Banks. Se il trend negativo dovesse continuare nel
settore bancario, con un inevitabile aumento della volatilità,
considerando anche che sono titoli mediamente ad alto dividendo,
riusciremo a vedere dei certificati molto interessanti…
Avrete anche notato
come ultimamente non ho scelto mai certificati su questo settore (al
massimo c’era qualche titolo bancario nel paniere ma non come wrost
of) proprio per attendere questo tipo di eventi.
In questa fase di
transizione ho deciso di entrare in un settore, quello petrolifero,
che è un po’ meno coinvolto in queste dinamiche.
Settimana contestata sui mercati azionari in cui possiamo individuare la prima metà come accelerazione della collezione già in atto la settimana scorsa, per poi nelle ultime due sedute ritentare un rimbalzo verso l’alto. Un esempio di questo andamento è sicuramente l’indice Nasdaq Come riportato nei grafico sottostante:
La frase collettiva
potrà dirsi conclusa se andremo a superare i massimi recenti,
altrimenti è destinata a proseguire. Anche in quest’ultimo caso
staremo comunque parlando di un ritracciamento all’interno di una
configurazione rialzista.
Prima di venire alla strategia di questa settimana voglio ricordarvi che chiunque voglia contribuire all’indipendenza e alla continuazione di questo blog, può farlo con una donazione volontaria cliccando qui.
Oggi ci andremo ad
occupare di un settore che negli ultimi anni è stato sempre sulla
cresta dell’onda e che con tutta probabilità rimarrà tale anche nei
prossimi anni, ossia quello dei semi conduttori.
La settimana appena trascorsa ha confermato la fase di ritracciamento
già avviata nelle scorse settimane. Siamo ancora lontanissimi dal
potere definire questo movimento come un’inversione di tendenza,
bensì siamo ancora di fronte ad un riassorbimento dell’ipercomprato
generato nei mesi passati.
Prendendo come
esempio il FTSE MIB possiamo notare che finché non si vada a rompere
la quota 30000 punti, evidenziata dalla Linea Blu più in alto, non
si potrà certo parlare di inversione di tendenza.
Per quanto riguarda
il Nasdaq il ribasso è anche più marcato e vi faccio notare che il
formaggio di nuovi massimi crescenti in corrispondenza di massimi
decrescenti sull’indice stocastico, ha, alla fine, spostato il
ribasso che stiamo osservando nelle ultime sedute.
Avevo già
individuato questo tipo di divergenza a fine gennaio / inizio
febbraio, ma ci sono voluti ancora circa 3 mesi prima che questo
Pattern si realizzasse.
Fatta questa prima
analisi generale dei mercati permettetemi di illustrarmi la novità
di questa settimana che avevo anticipato nello scorso post.
Come hai scritto la
volta scorsa chi tengo affinché questo blog rimanga sia gratuito sia
indipendente, ossia che i prodotti qui presentati non vengano
sponsorizzati da alcun emittente.
Fortunatamente mi
trovo nelle condizioni di poter scegliere e quindi di non dovere a
tutti i costi rincorrere le varie proposte di monetizzazione di
questo sito. Ad ogni modo, fa sempre piacere avere dei feedback di
apprezzamento da parte di voi lettori che immagino siate anche
investitori.
Ho deciso così di
avviare una raccolta fondi del tutto volontaria, ossia nessun
contenuto di questo sito sarà sottoposto a un pagamento di qualsiasi
tipo. Quindi se apprezzate qualche articolo o se seguendo alcune
analisi riportate in questo sito avete guadagnato una certa cifra
potete pensare di lasciare una donazione (se volete anche simbolica)
cliccando sul link in alto a destra. Potete pagare sia con carta di
credito che con PayPal da quello che ho visto.
Affinché la
trasparenza sia massima ho voluto riportare in questo sito la cifra
che mano a mano si andrà a raccogliere.
In questo post presenterò un altro certificato a capire interamente
protetto veramente molto interessante che può andare a sostituire
fondi od ETF obbligazionari, poi in fondo vi accennerò ad un
possibile cambiamento del sito.
Come di consueto
partiamo dalla settimana appena trascorsa: i mercati finanziari hanno
subito notevoli fluttuazioni a causa dell’aumento dell’inflazione
negli Stati Uniti e delle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente,
che persistono ad alti livelli. Il dato sull’inflazione statunitense
del mese di marzo era molto atteso dopo due segnalazioni superiori
alle previsioni. Tuttavia, anche questa volta si è registrato un
aumento superiore alle attese, con un incremento mensile dell’0,4%
sia per l’inflazione generale che per quella core. Questo porta i
tassi di inflazione annuale rispettivamente al 3.5% e al 3.8%. Tale
risultato ha ridotto le aspettative di un taglio dei tassi da parte
della FED a giugno, ora stimato con una probabilità inferiore al
30%. In realtà, la FED sembrava già orientata verso un taglio dei
tassi a giugno, come suggerito da Powell. Tuttavia, alcuni membri del
consiglio direttivo ora attribuiscono pari importanza alla stabilità
dei prezzi e al raggiungimento del pieno impiego. Ciò potrebbe
significare che la FED potrebbe tagliare i tassi anche senza
ulteriori segnali di ribasso dell’inflazione, per sostenere
l’economia. La FED è consapevole che la sua posizione è considerata
accomodante rispetto alla robustezza dell’economia e ai dati
sull’inflazione, ma attende di vedere se ciò si tradurrà in un
aumento delle aspettative inflazionistiche o in una pressione
rinnovata sui rendimenti a lungo termine prima di decidere il taglio
a giugno. Se le aspettative di inflazione aumentano, la FED potrebbe
rimandare ulteriormente il taglio.
Ho più insistito su
questo blog come la politica monetaria della FED sia tirata in
direzioni opposte da esigenze divergenti, quindi non tornerò
sull’argomento.
Diversa è la
situazione in Europa dove la dinamica dell’inflazione sembra
abbastanza più debole di quella americana.
Se si seguissero
logiche puramente economiche la BCE avrebbe già dovuto tagliare i
tassi (anzi come sapete Secondo me non sarebbe dovuti neanche
arrivare agli attuali livelli visto che gran parte dell’inflazione è
generata per cause esogene come le guerre in corso e l’aumento dei
prodotti petroliferi e delle materie prime in generale), ma sappiamo
che ormai l’euro non è altro che un proxy del dollaro che che dica
la governatrice della Banca Centrale Europea.
Ad ogni modo ritengo
plausibile che la differenza tra tassi di interesse e andamento
dell’inflazione non possa continuare a divergere per tanto tempo.
Naturalmente potrei però sbagliarmi né posso identificare il
momento in cui i tassi inizieranno a scendere.
Proprio per questo
motivo ho deciso di effettuare uno swap tra tre etf obbligazionari
che ho in portafoglio a favore del seguente certificato.
Il prodotto in
questione non rilascia cedole ma ha come sottostante un indice che
vado subito a riportare come traduzione dal sito ufficiale di
Leonteq:
Rieccoci dopo la
pausa Pasquale. Gli indici questa settimana hanno cominciato a
manifestare alcuni segni di debolezza (era anche ora), anche se il
trend rialzista non è ancora stato messo in discussione. L’indice
NASDAQ sta attraversando una fase di lateralità mentre il FTSE MIB
nell’ultima giornata di venerdì ha aperto un Gap down abbastanza
evidente.
Come al solito sarà
necessario monitorare gli andamenti nelle giornate future per capire
se si tratta di una correzione più profonda oppure di un semplice e
breve storno.
In questo stato di
incertezza ho colto l’occasione di acquistare un certificato con tre
titoli sottostanti che a me sono sempre piaciuti e che penso pochi
abbiano nel proprio portafoglio. Per quanto mi riguarda invece due di
tre titoli sottostanti al certificato li ho anche già in portafoglio
(Pepsico e Starbucks) mentre il terzo (Kellogg) è già presente da
tempo nella mia watchlist. La scelta del settore alimentare e delle
bevande non è un caso, infatti ritengo che sia tre settori più
resilienti nel comparto azionario e soprattutto hanno comunque
mostrato dei margini di crescita costanti nel tempo.
Di seguito inizierò
con il presentare un’analisi di tre titoli sottostanti PepsiCo,
Starbucks e Kellogg. esaminiamo i loro punti di forza e di debolezza,
le loro performance recenti e le loro prospettive future. Passerò
poi ad un’analisi più specifica sul certificato stesso.