Ci eravamo lasciati a fine anno con un mercato ben intonato seppure i
contesti macroeconomici fossero alquanto in certi. Con l’anno nuovo
mi verrebbe di affermare che le cose non sono poi cambiate tanto: è
vero gli indici azionari globali hanno in qualche seduta dato qualche
segnale di debolezza ma tutto sommato il Trend positivo non sembra
ancora essere intaccato. D’altro canto il contesto macroeconomico
economico e geopolitico si è addirittura leggermente aggravato,
poiché, gli attacchi in Mar Rosso, sotto il mero con testo
economico, potrebbero contribuire a tenere alta l’inflazione
rimandando così ulteriormente la abbassamento dei tassi di interesse
da parte delle banche centrali.
In questo periodo di vacanze la mia
operatività è stata sostanzialmente nulla. Nella giornata di
giovedì ho invece effettuato la mia prima operazione dell’anno 2024
e mi piaceva condividerla con voi in questo post. Non tratterò però
un certificato come di solito faccio, bensì direttamente un’azione e
per di più americana. L’azione in questione non ha sicuramente
bisogno di presentazioni visto che si tratta di PepsiCo.
Da tempo stavo monitorando il titolo
PepsiCo per poterlo inserire nel mio portafoglio di lungo termine. In
questo portafoglio tendo a mettere quei titoli che sono frutto di una
analisi ispiratami da Benjamin Grahaam, in particolare dal suo
famosissimo libro ” l’investitore intelligente”.
Probabilmente questo è l’ultimo post dell’anno, poi Vacanze di
Natale e Capodanno ci faranno trascorrere una meritata pausa. È
naturalmente anche tempo di bilanci e grossolanamente mi sento di
poter affermare che chi ha seguito le mie strategie durante il corso
del 2023 difficilmente si può per aumentare, complice naturalmente
anche il buon andamento dei mercati.
Certo alcuni
prodotti non sono andati come si sperava, stiamo parlando di una
piccola quantità, ma solitamente le strategie di recovery hanno poi
permesso di recuperare la situazione.
Come ha firmato la
scorsa settimana per quanto mi riguarda non effettuerò più
operazioni da qui a fine anno, proprio perché il mercato sta
recentemente esprimendo dei multipli che, quantomeno nel breve
termine, e rendendolo i prezzi delle azioni abbastanza care,
soprattutto se si considera che attualmente il mercato
obbligazionario esprime dei rendimenti di gran lunga superiore a
quelli di un paio di anni fa. In un paio di post nei mesi precedenti
mi sono proprio preoccupato di quanto fosse conveniente attualmente
aumentare la propria esposizione nel mercato obbligazionario e chi ha
seguito i miei consigli sicuramente non se ne è pentito.
Per Chi avesse un
po’ di tempo libero durante le vacanze ed è un appassionato lettore
consiglio un libro: “L’investitore intelligente” di
Benjamin Graham in cui sono proprio affrontati con intelligenza e
lungimiranza tutti gli aspetti che un investitore dovrebbe analizzare
prima di acquistare o vendere titoli obbligazionari od azionari ehi
come dovrebbe allocare le percentuali del proprio portafoglio a
seconda delle condizioni di mercato (tanto per chiarirci non ho
nessuna convenienza economica o di altro genere affinché compriate
questo libro; è giusto un consiglio, come tutto ciò che viene
scritto in questo blog).
Concludiamo l’anno
con un certificato di cui è molto parlato nei giorni recenti su
diversi canali per un motivo molto specifico che andremo ad
analizzare. Partiamo dalla sua descrizione:
In questo post di un paio di mesi fa, preannunciavo come i tempi fossero maturi per cominciare a diminuire gradualmente la parte di liquidità nel portafoglio a favore di un rientro nel mercato. Così ho fatto in maniera graduale fino a portarmi sotto il 10% del controvalore. Naturalmente non ho eseguito tutte le operazioni in un solo giorno ma le ho distribuite più o meno in questo arco temporale. Per coloro che hanno seguito i post in questi ultimi due mesi aveva visto che mi sono mosso su tutti e tre i fronti: azionario, obbligazionario e certificati (naturalmente su questo blog riporto solo parte della mia operatività).
Con la strategia che
segue penso che terminerò momentaneamente, probabilmente fino alla
fine dell’anno, i miei ingressi sul mercato. Ciò avverrà per una
duplice regione: Il mercato negli ultimi due mesi si è mosso
vigorosamente verso l’alto (ad esempio il FTSE MIB è tornato a
toccare i 30.000 punti) punti e non è mai consigliabile, per quanto
mi riguarda, scendere sotto la soglia del 5% di liquidità se non in
momenti di mercato estremamente ribassisti e questo non è
sicuramente uno di quelli.
Come già anticipato la scorsa settimana in questo posto mi
concentrerò sulla strategia recovery finalizzata proprio a
recuperare il brusco calo del titolo Bayer avvenuto un paio di
settimane fa.
La notizia
scatenante tale ribasso penso la conosciate un po’ tutti: il
risarcimento e riconosciuto da una Corte degli Stati Uniti per
l’utilizzo del biofosfato. In poco tempo Il titolo è passato da
circa 42€ agli attuali 31€. Come si può vedere dal grafico
giornaliero sì è aperto un gap ribassista proprio all’apertura
della giornata del 20/9/2023.
In queste
istituzioni anche applicare gli stop Loss serve, ma fino a un certo:
Anche Chi avesse impostato un livello automatico avrebbe visto
chiudere la propria posizione a livelli ben inferiori di quelli
impostati.
L’altro approccio è
quello di gestire comunque attivamente la posizione cercando
soluzioni alternative. Quella che segue è una di queste:
Dopo aver per lungo tempo aumentato la liquidità in portafoglio,
come sapete anche voi, dal mese di ottobre ho iniziato a diminuirla
ed ad entrare con vari strumenti sul mercato: certificate,
obbligazioni ed azioni. I risultati sono stati complessivamente
buoni.
Per questa settimana
ho deciso di essere già sufficientemente esposto e di conseguenza
non ho alcuna strategia da consigliarvi.
Vi anticipo però
che sto elaborando una strategia per gestire la mia posizione su
Bayer visto che lo detengo sia come azione che come wrost of di un
certificate.
Come saprete tutti, la notizia che ha portato giù il titolo è stata la condanna per l’uso del glisolfato. Un drawdown del genere è sempre difficile da gestire anche con i classici stop-loss. Quindi, con il dovuto sangue freddo, sto valutando come gestire questa posizione. Per chi fosse interessato ci diamo appuntamento alla prossima settimana.
La settimana appena trascorsa ha registrato un ulteriore aumento nei
mercati azionario e obbligazionario. L’indice S&P 500 ha già
segnato un incremento del 10% rispetto ai minimi toccati il 27
ottobre, mentre i rendimenti del Treasury a 10 anni si sono ridotti
di circa 60 basis points rispetto al picco del 5.02% registrato il 23
ottobre. Il dollar index mostra una diminuzione del 3.3% rispetto ai
massimi del 3 ottobre.
Questo entusiasmo è
stato scatenato dai dati sull’inflazione statunitense, che sono
risultati inferiori alle aspettative. L’inflazione “headline”
è stata del 3.2% su base annua (invariata rispetto al mese
precedente), al di sotto delle aspettative del 3.3%. Inoltre,
l’inflazione “core” è stata del 4%, rispetto all’attesa
del 4.1%.
Sarà molto
interessante nei prossimi mesi verificare due cose:
I mercati finanziari hanno registrato una settimana di rialzi,
nonostante la persistente paura di una prossima recessione. Il
rallentamento dell’economia in Europa e in America, causato dai
rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha
contribuito a alimentare questa preoccupazione.
Il presidente della
Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che l’inflazione non è
stata sconfitta e che potrebbe essere necessario aumentare
ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi mesi. Al contrario,
gli esponenti della Banca Centrale Europea hanno annunciato che i
rialzi dei tassi di interesse sono prossimi alla fine. Non c’è
bisogno che vi ripeta che a mio avviso le politiche monetarie attuali
hanno in realtà un fine differente da quello dichiarato, ossia la
“lotta all’inflazione”, bensì calmierare le rivendicazioni
salariali oggi in atto soprattutto negli USA.
Ad ogni modo, queste
dichiarazioni contrastanti hanno creato confusione tra gli
investitori, che stanno cercando di capire quale sarà la traiettoria
delle politiche monetarie delle principali banche centrali.
La situazione
economica rimane incerta e il rischio di recessione è ancora
presente. Tuttavia, i mercati finanziari sembrano aver iniziato a
prendere in considerazione la possibilità che le banche centrali
possano iniziare a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di
interesse.
Se questa tendenza
dovesse proseguire, potrebbe portare a un miglioramento dell’umore
degli investitori e a ulteriori rialzi dei mercati finanziari.
In questo contesto
propongo una strategia che, premetto fin da subito, ha un alto grado
di rischio.
L’ottica nella quale
ho elaborato tale strategia è quella di recuperare alcuni ribassi di
certi certificati che non stanno performando come mi aspettavo. Tale
strategia comunemente nominata come recovery e consiste
sostanzialmente nell’andare a cercare un altro certificato che sia
altrettanto deprezzato ma che offra maggiori possibilità di
rendimento rispetto a quello che si vende. Va da sé che comunque un
certificato che è abbondantemente sotto la parità esprima comunque
un grado di rischio maggiore di quello che esprimeva al momento della
sua emissione, così come avrà naturalmente un rendimento più alto
rispetto all’inizio.
Vediamone subito le
caratteristiche:
Tipo: Cash
Collect Memory (Portafoglio CED)
ISIN:
DE000UH4NHD0
Sottostanti:
Stellantis / Volkswagen
Cedola: 2,19%
Trimestrale
Scadenza:
17/11/2026
Barriera:
11,6714€ / 104,58€
Una peculiarità di
questo certificato è che in realtà ha due barriere: Una un po’ più
alta per il godimento della cellula l’altra un po’ più bassa per la
restituzione integrale del capitale. Di sopra ho riportato solo
quella relativa al capitale mentre nel grafico di sotto le riporto
entrambe per il titolo peggiore ossia Volkswagen:
Come potete vedere
siamo proprio a ridosso della barriera per la cedola e leggermente
più lontani dalla barriera di capitale. Inoltre due settimane fa,
quando sono entrato io, eravamo proprio in mezzo alle due barriere.
Se l’analisi si fermasse qui tutto sommato questo certificato non
dovrebbe neanche essere preso in considerazione, ma dobbiamo fare i
conti con il prezzo di acquisto attuale: 67.45€.
A questi prezzi il
rendimento cedolare annuo è pari al 13% , che moltiplicato per i 3
anni rimanenti fa il 39% potenziale. Acquisto va aggiunto il
rendimento da Capitale che sono 32.55€ per certificato, ossia 52,7%
in tre anni. Facendo le somme quindi abbiamo un rendimento
complessivo a scadenza di quasi 92%, ossia potenzialmente recuperare
ribassi accumulati fino al 48% (1-1/1.92)*100.
La tua mente nessun
pasto è gratis e quindi la probabilità che il titolo peggiore vada
sotto barriera è comunque rilevante.
Fin qui vi ho dato
tutti i parametri oggettivi del certificato, ora per concludere
permettetemi di fare un paio di considerazioni personali:
1) non è necessario
che il titolo Volkswagen salga, chi potremmo anche accontentare che
rimanga più o meno su questi livelli. Personalmente ritengo che da
qui a tre anni sia più probabile trovare questo titolo un po’ più
alto dei prezzi attuali che non il contrario non fosse altro per un
adeguamento all’inflazione.
2) in queste
strategie secondo me va sempre messo poco capitale: Se perdete,
perdete comunque poco; se guadagnate guadagnate comunque circa il
doppio del capitale investito. Per quale motivo ad esempio io
utilizzo questo tipo di strategie solo reinvestendo il capitale
liberato da certificati molto deprezzati e mai impiegando liquidità
nuova. Naturalmente poi ognuno ha il proprio stile di gestione.
Tengo infine a
precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole
essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi
indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.
Spero di aver fatto
cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per
servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili,
vista la completa gratuità del sito, di fare almeno un click su un
banner presente nella pagina e mettere un like se l’articolo è di
vostro gradimento.
Vi ricordo che
chiunque voglia essere tempestivamente informato sulle novità
pubblicate dal blog può iscriversi alla mailing list qui a destra.
Inoltre tenete presente che l’iscrizione è portata a termine solo se
viene confermata dopo aver cliccato sul link che vi verrà spedito a
seguito dell’immissione della vostra email alla mailing list.
Questa settimana purtroppo non sono riuscito a ricavarmi il tempo necessario per la preparazione di un articolo. Ho comunque già individuato il prodotto poiché sono entrato proprio due giorni fa e vi posso già anticipare che l’articolo della settimana prossima verterà su una strategia “recovery”, ossia un’idea su come sostituire quei certificati o in generale in quei prodotti che hanno perso tra 30% e il 50%.
Quindi stay tuned!
Questa settimana
torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente
attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di
investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente
basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle
obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh
simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il
peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani
e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco
del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il
25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.
Sapete che da tempo
sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle
banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta
all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di
soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli
Stati Uniti stanno prendendo piede.
In quest’ottica una
recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se
questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la
necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche
dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese
militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra
Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda
aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.
Sarà quindi
interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due
forze economiche apparentemente divergenti.
Specularmente anche
noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato
siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si
vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa
politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è
assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato
obbligazionario.
Per risolvere questo
problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche
secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:
Due settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, la tensione nella
regione è ancora alta. L’invasione di Israele a Gaza, che si temeva
all’inizio, non è ancora avvenuta, ma gli investitori sono
preoccupati.
Il
clima di avversione al rischio ha portato a un calo degli asset
considerati tradizionalmente come rifugi sicuri, come i titoli di
stato statunitensi. Il grafico mostra che il rendimento dei
Treasuries a lunga scadenza ha registrato un calo, insieme al mercato
azionario. Il dollaro è rimasto stabile, mentre petrolio, oro e
bitcoin hanno registrato un aumento.
Alla
luce di queste considerazioni ritengo opportuno per lo meno per le
prossime settimane di assumere esclusivamente posizioni tattiche e
quindi non di lungo termine. Naturalmente se in futuro i prezzi
cominciassero ad assumere dei livelli interessanti allora comincerò
anche a valutare posizioni di più ampio respiro.
Proprio
in questa ottica sono entrato la settimana scorsa nel seguente
certificato: